"Notte magica: il buio e il silenzio rotti solo dai colori
sgargianti delle giacche a vento e dal calpestìo degli scarponi" di Guido Buono
Mario Cecere, Francesco Papa, Vincenzo Damiano, Guido Buono,
Alberto e Pasquale Maccaro, Tommaso Russo, Pietro Colucciello, Orlando Fucci,
Gabriele e Massimiliano Savignano, Giovanni Savinelli: ognuno di noi potrebbe
affermare, con ragione, “Anch’io c’ero!”
Un’esperienza quella di giovedì sera 26 gennaio 2017 per certi aspetti indimenticabile!
Un primo dato che ha dell’incredibile: Mario e Gabriele, seguiti dagli altri, hanno percorso a piedi il tratto in salita e ghiacciato di 2,5 Km che dalla “sbarra” conduce a Piano Melaino alla velocità di 5,76 Km/h!
Un’esperienza quella di giovedì sera 26 gennaio 2017 per certi aspetti indimenticabile!
Un primo dato che ha dell’incredibile: Mario e Gabriele, seguiti dagli altri, hanno percorso a piedi il tratto in salita e ghiacciato di 2,5 Km che dalla “sbarra” conduce a Piano Melaino alla velocità di 5,76 Km/h!
(In genere gli escursionisti camminano in salita alla media
di 3,7 Km/h).
Io, Giovanni ed Alberto siamo saliti con la Suzuki 4x4 , piena fino all’orlo di attrezzi per accendere il fuoco ed arrostire le salsicce alla brace. Eravamo appena giunti a Piano Melaino e stavamo valutando dove fosse più opportuno accendere il fuoco, voltandoci e increduli abbiamo scorto nel buio fitto due luci che avvicinandosi, ballonzolavano. “E’ mai possibile - ho osservato – che stanno già arrivando?” E Giovanni “ Sì, sono proprio loro, Mario e Gabriele, seguiti a breve da Pietro e da tutti gli altri!”
Io, Giovanni ed Alberto siamo saliti con la Suzuki 4x4 , piena fino all’orlo di attrezzi per accendere il fuoco ed arrostire le salsicce alla brace. Eravamo appena giunti a Piano Melaino e stavamo valutando dove fosse più opportuno accendere il fuoco, voltandoci e increduli abbiamo scorto nel buio fitto due luci che avvicinandosi, ballonzolavano. “E’ mai possibile - ho osservato – che stanno già arrivando?” E Giovanni “ Sì, sono proprio loro, Mario e Gabriele, seguiti a breve da Pietro e da tutti gli altri!”
La zona attrezzata per pic-nic era inutilizzabile: c’era ancora
mezzo metro di neve e, pertanto, abbiamo preferito utilizzare uno slargo
relativamente più sgombro e adiacente la strada che porta ai ripetitori. In
poco tempo abbiamo acceso il fuoco, inizialmente timido, poi sempre più vivo e scoppiettante.
Siamo rimasti io e Alberto, mentre gli altri si sono avviati ai ripetitori.
Le caratteristiche lampade frontali ( simili a quelle usate dai minatori o dagli speleologi per operare a mani libere) disegnavano nel buio un luccichio danzante che dopo breve tempo è scomparso.
Le caratteristiche lampade frontali ( simili a quelle usate dai minatori o dagli speleologi per operare a mani libere) disegnavano nel buio un luccichio danzante che dopo breve tempo è scomparso.
Il freddo pungente ci ha suggerito di muoverci, sempre
controllando il fuoco: la fiamma, baluginando, allungava le sue lingue in ogni
dove e dirigeva i fumi ora in una direzione ora in un’altra.
Il gruppo di amici dopo circa un’ora, costeggiando dopo i
ripetitori la “Casina reale” sono ritornati a Piano Melaino. Le luci delle loro
lampade, prima molto fioche, sono diventate man mano più distinte. Mario,
generoso come al solito, mi ha incoraggiato a percorrere un tratto sulla neve:
benché profondo, il manto nevoso si era compattato al punto che non si
sprofondava rendendo indispensabile l’uso di ciaspole. Una passeggiata
piacevole sotto un cielo stellato in cui troneggiava la costellazione di Orione
con la sua “cintura” splendente. Dopo poco abbiamo fatto ritorno. Come in un alveare in cui ciascun’ ape è dedita operosamente
al suo compito, così i trekkisti (dodici!) in poco tempo hanno ravvivato chi il
fuoco, chi disposto sulla griglia le salsicce dolci e piccanti di
Roccabascerana, chi tagliato a fette il pane, chi aperto vasetti di melanzane a
funghetti, chi la frittata di spaghetti, chi lo spezzatino di cinghiale con polenta, chi il
formaggio di pecora, chi la parmigiana di melanzane, chi piatti, bicchieri e
forchette e chi sturava e mesceva il rosso “barbera”.
Alla fine un bel brindisi alla nostra amicizia ed ai valori
del trekking, la pulizia accurata di ogni attrezzo e rifiuto, poi, lentamente
ma con allegria e forti di tante calorie ci siamo avviati alla “sbarra”,
ingoiati dal buio di mezzanotte.
